IL VIAGGIATORE DAI COSTI BASSI

di Antonio Gregolin  Copyright@2018 riproduzione vietata testo e foto

                IL  MONDO A BASSO COSTO

Il pensionato da 50 Euro al giorno, che ha visto il 72% del mondo.

Girare il mondo, con pochi soli, è il sogno di molti, al punto da diventare  un’utopia se si guardano gli standard del turismo moderno. Invece, Renato Capparotto da ben cinquant’anni, fa proprio questo, grazie a quella che sembra essere la sua regola di vita e di viaggio. Nonostante l’età, incarna l’idea che girare il mondo con pochi quattrini, non solo si può, ma per lui è una consuetudine quasi “naturale”.  Il suo è un primato che non rientra in nessuna classifica: «Se fosse –dice lui-, potrei competere con i vertici di una ipotetica classifica di chi ha un reddito basso, ma si permette il lusso di viaggiare per sei mesi l’anno»

La tentazione allora, resta quella di sempre: attribuire un titolo a chi ha scelto di vivere così. Gli chiedo: «Ma lei è un viaggiatore? Un avventuriero? Un giramondo o un turista?». La sua risposta è: «Mi piace andare in giro, spendendo pochissimo!». Semplice e spiazzante Renato, 68 anni vicentino, che da pensionato qual è, oggi si può permettere di passare sette mesi per le strade del mondo, e i restanti nella sua casetta alle pendici dei colli del suo paese natale. «Lo faccio da cinquant’anni, solo che prima con lavoro e famiglia mi concedevo al massimo un mese di viaggio. Da quando sono in pensione, separato e la figlia è grande, posso permettermi di assentarmi anche mesi!». Lo fa sistematicamente, tanto che in paese c’è chi lo conosce appena, mentre gli amici sanno che se le sue finestre restano chiuse per più di qualche giorno, c’è solo da indovinare dove abbia portato le sue scarpe Renato. Di primati Capparotto ne ha parecchi, a partire dalla cartina digitale del suo sito, dove si vedono luoghi che ha toccato: «Il 75% del mondo l’ho visitato, ma se togliamo i poli, l’Alaska e la Nuova Zelanda, diciamo che il mondo l’ho visto quasi tutto».

Altri dettagli poi non meno significativi: viaggia da solo. Con ogni mezzo di trasporto, vitto e alloggio. Conosce poco o niente l’inglese e il francese. Si muove con una valigia di 7-8 chili. Viaggia con meno di 50 Euro al giorno ripartiti così: 15 Euro per dormire in luoghi spesso spartani. 10 Euro per mangiare. 5 Euro per gli spostamenti. Ecco perché lui a 68 anni, gli piace ricordare di “non essere un grande viaggiatore”.

«Semmai, sono la prova vivente che si può vedere il mondo con poco. E ora che sono in pensione e ho un reddito basso, viaggio ancora di più!». «Qualcuno c’ha provato a viaggiare con me. Ma si è sempre ritirato dicendomi: “Troppa tribolazione”». In questo rientrano anche gli inconvenienti che negli anni ha subito, uscendone sempre con fortuna: «Sono stato derubato di cinque macchine fotografiche. Tre computer. Qualche migliaio di Euro. Un paio di fermi della polizia locale per controlli. Due scippi. Ma sono tutte cose che devi mettere in conto se scegli di viaggiare fuori dagli schemi del turista classico».

“Tribolare” nel suo linguaggio è una parola consueta: «In paese c’è chi rimarca: “Beato te che sei sempre in vacanza!”. Io però non ho il concetto di vacanza tradizionale che hanno loro». Renato poi è un’enciclopedia geografica e quando non basta è pronto a sciorinare le sue 33mila foto scattate in mezzo secolo di viaggi.

In ogni nazione c’è un carico di racconti ed esperienze che l’hanno portato a scrivere tre libri di viaggio: “India, Nepal, Cina e Mongolia”. “Iran” e “Incubo Africa”. Quest’ultimo racconta la sua rocambolesca attraversata africana in camper: dal Vicentino fino al Mali, Guinea, Gana, Gabon, Belize, ecc. «Di tutti i miei viaggi e le nazioni attraversate –aggiunge il viaggiatore solitario-, quelli africani sono stati i più avventurosi. Del genere di avventure che non sai se riuscirai poi a raccontarle».Ma nonostante questo, Renata Capparotto non riesce a stare fermo: «E’ una cosa che mi viene da dentro. Un fremito naturale che mi dice: “Sveglia è ora di ripartire”. Qualcosa che avevo fin da ragazzo, quando nel ’68 partii in autostop per la Svizzera. Allora era una impresa. e così dopo non mi sono più fermato…”.

Lo dimostra il fatto che a ottobre Renato ripartirà per l’Amazzonia, con i soliti pochi spiccioli in tasca, ma un’energia da autentico viaggiatore d’altri tempi. «Con la mia esperienza, posso dire che il più bel paese che io abbia visitato, è il Perù. Tra i più pericolosi, Guinea Bissau e Gana. Quello che desidererei vedere, l’Alaska. Ma per ora le mie risorse non me lo consentono. Ma ci sto pensando!».

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