KATIA RICCIARELLI: LA “PANTERA” DEL BEL CANTO

Di Antonio Gregolin                                         -foto e testi riservati-

KATIA RICCIARELLI:

“SMETTO, MA NON MOLLO…”

Un  vis à vis con l’artista, la cantante, la donna del bel canto italiano.

Una Katia Ricciarelli smagliante. Divertita e divertente. In lei convive lo spirito della “paesana” rodigina, del personaggio televisivo e dell’artista del bel canto. Donna-artista che ad un certo punto della sua carriera, slla soglia dei sessanta anni, è stata capace di compiere un gesto affatto scontato:  “Mi sono ritirata, perché ho capito –spiega la Ricciarelli- che non avevo più la voce dei bei tempi. Mi è sembrato dunque naturale accettare quello che la natura mi ha dato e oggi si sta gradualmente riprendendo. Per questo motivo, con altrettanta spontaneità ho deciso di abbandonare i grandi palcoscenici per dedicarmi all’insegnamento e ai piccoli concerti che tanto mi piacciono”. Così ha fatto e  sta facendo senza però perdere il ritmo dello spettacolo. Si sposta in continuazione per l’Italia e non declina inviti all’estero: “Mi diverto così e spero di fare divertire il pubblico…”.

Dolcezza e severità sembrano convivere in lei: quale di queste due caratteristiche s’identifica maggiormente? Sono dura quanto austera,  ma pure dolce e passionale quando serve. Credo comunque  di rientrare nella norma della stragrande maggioranza della gente comune. Dipende però da cosa mi dicono o fanno: credo che ad ogni azione corrisponda una reazione, anche se mia mamma mi chiamava “fiammifero” perché mi accendo immediatamente. Poi però mia passa subito. E’ una caratteristica di chi si è fatta da sola come me e  ha sempre vissuto in maniera autonoma, nonostante i diciotto anni di matrimonio con Pippo Baudo. La durezza è qualcosa che ti devi  costruirti dentro, se vuoi stare sulla breccia.

Le tre grandi passioni della sua vita? Sicuramente il canto, poi il lavoro,  la recitazione e l’insegnamento. Oltre a queste quattro c’è poi l’aspetto più venale del mio  divertimento che sono le slot machine. Non sono una accanita giocatrice, ma quando gioco mi viene l’adrenalina a mille. Chissà, forse questo è peccato…

I suoi tre grandi   amori.. (S’illumina) Josè Carreras che ha rappresentato un periodo della mia vita artistica oltre che passionale. Altro genere d’ amore che però supera tutti, è stato quello verso mia madre che purtroppo non c’è più. E poi il mio ex marito, Pippo, con cui c’è stato una grosso feeling che nel tempo è venuto a mancare: nella vita succede! C’è poi da  aggiungere e lo metterei tra i primi, l’amore che da otto anni nutro per la cagnolina che sta  sotto questo tavolo, che si chiama Doroty come la moglie di Caruso.

I tre grandi maestri… Ho adorato Carlos Kleiber, Herbert Von Karajan , ma stravedo per Claudio Abbado

I tre paesi… Amo molto l’Austria, la Francia e l’Inghilterra perché con loro ho un rapporto lavorativo. Se però dovessi viverci, allora scegliere Londra.

Le tre delusioni? (Determinata) Su tutte quella della Scala  di Milano perché è un teatro che da sempre ha avuto un cattivo rapporto con me. Stranamente ho  raccolto successi in tutto il mondo, ma quando sono arrivata alla Scala, lì ho sempre picchiato il naso. Mi consolo dicendomi che non tutto il mondo può sbagliarsi!  Semmai, c’è qualche difettuccio di base proprio tra i signori della Scala. Ma si può anche vivere senza costoro. Così, se c’è un matrimonio che non va, bisogna saper tagliare, e io con la Scala ho tagliato da mò,  e senza rimpianti. Se poi penso alle delusioni personali, la risposta sarebbe: ho avuto così tante soddisfazioni dalla  vita che, sarei un ingrata verso il cielo se  dicessi  il contrario.

Lei  è una donna veemente: crede che la bellezza televisiva delle veline di oggi  sia significativa sul piano artistico? (Gongola un pò) Queste figure che spesso non necessitano di una base artistica, non hanno altro che la bellezza che gli viene chiesta. Per la lirica se un personaggio sta bene in scena ed è credibile, tanto di guadagnato. Ma abbiamo avuto esempi lirici, ricordo qui la Kabajeva o lo stesso Pavarotti, che nonostante la loro mole hanno sempre trasmesso qualcosa di eccelso che gli veniva da dentro e ben al di là della loro fisicità. Il melodramma  è così, pieno di incoerenza anche sul piano fisico. Per questo si può essere credibili, e lo si è, anche oltre i cento chili…

I maligni dicono che l’astro Ricciarelli sia  tramontato. Lei cosa gli risponde? (Per niente stizzita) E’ una dichiarazione  stupida la loro! In effetti io opere non ne faccio più. Mi cimento oggi in concerti e film. Insegno nella mia Accademia e mi occupo di tante cose diverse. Io stessa ho dichiarato che non voglio più fare opere che hanno rappresentato i miei cavalli di battaglia. Sarebbe stupido a questa mia età, fare confronti con sé stessi. E’ come un ballerino  che a sessanta anni volesse ballare come quando ne aveva venti. Oggi io sono sulla soglia dei 62 anni e non pretendo di certo di avere la stessa voce di quando ne avevo 30 o 40! Non voglio che si dica che l’Otello che facevo 40 anni fa era  che meraviglia.

E’ direttrice di una  Accademia Lirica da lei fondata, c’è ancora speranza e futuro per un giovane che vuole intraprendere questa carriera? Dipende sempre da come gli studenti lirici studiano. Oggi l’appannaggio del vil denaro è talmente importante che se non si lasciano conquistare dalla macchina dei “schei” per cui dopo vengono stritolati e spremuti, allora si può sperare in qualcosa di buono per il futuro della lirica.

E in Italia? Beh, è come in altri paesi…

A proposito dei tagli statali alla cultura, cosa ne pensa? In Francia e Germana per capirci ci sono stati ben prima che da noi. Se tagliano i fondi, io dico che  tutto sommato è anche un bene. Ciò stimola i talenti e le volontà…

Di tutta la sua carriera, qual è il miglior ricordo che conserva? Il Concorso televisivo verdiano del 1972 che mi ha aperto le porte al mondo. Sono venuti da tutti i paesi per vedere quella ragazza giovane  piena di buone speranze.

Cosa si auspica per il suo futuro: un nuovo matrimonio, un nuovo film o piuttosto, una vita tranquilla in campagna? Niente di più di quello che faccio e ricevo già ora. Prendo ciò che passa il convento e me lo tengo stretto.

Lei è  rodigina, che rapporto ha con la sua terra natia? (Orgogliosa) Straordinario! Dico sempre che noialtri veneti abbiamo una marcia in più.

Cosa le è rimasto  di quelle sue origini? Tutto! Dico sempre che se cado, cado sempre in piedi, perché noialtri veneti abbiamo una grande forza di recupero e volontà. E non è poco, mi creda! Non mi spaventa niente…

Credere che il non essere stata figlia di papà, aver faticato e lottato abbia inciso nella sua carriera? Sicuramente. Ritengo che un’artista completo dia  il meglio di sé quando “l’aqua toca el dedrio”. Quando cioè  ti devi guadagnare il successo, ma soprattutto dopo che hai sofferto. La Traviata, l’Otello, ecc.  non li puoi interpretare al meglio se non hai prima vissuto le loro passioni, delusioni, innamoramenti, che restano i punti inossidabili del melodramma di sempre.

Se le dico politica italiana, cosa pensa? (Si fa seria) Dico che ci vorrebbe un po’ più di calma, perché così si fa l’infelicità del nostro paese.

Mi dica uno dei peccati più gravi d’Italia? (Ride) E’ quello che non è un peccato vero e proprio, ma semmai un pregio: ci convinciamo che alla fine noi risolviamo sempre tutto!  Non è così”.

Qual è la cosa che la spaventa di più? Decisamente la vecchiaia.

E quella che invece la gratifica? La grande serenità che ho negli ultimi tempi.

Per avere successo bisogna davvero essere pronti a tutto? (Risposta esplosiva) Assolutamente no! Disposti a tutto nel senso che bisogna essere disposti a sacrificare tutto. Questo sì!

Lei cosa ha  dovuto rinunciare per la sua carriera, e cosa invece ha guadagnato? Nella mia vita e carriera ho avuto tutto, quindi ho rinunciato  a quelle cose che sicuramente avrei potuto avere: dei figli, un marito, però sono molto tranquilla anche in questo. Se non sono venuti o il rapporto è durato quello che è durato pazienza. Sono fatalista anche in questo.

Preferisce la felicità o la serenità? Quando si è sereni si è felici. Dunque essendo serena oggi sono anche felice. Amo tantissimo anche i miei errori perché da quelli ho imparato  tante cose e ciò che invece potrei non avere imparato, dico pazienza visto che siamo esseri umani

Qual ‘è la cosa che la rattrista maggiormente? La canzone della Vallì  “Ebbene andrò lontano”. Ricordo che piaceva a mia madre e amava che gliela cantassi. Oggi non la canto  più perché quel ricordo mi  fa arrivare una tale nostalgia che ogni volta mi  prende il magone.

Cosa ama e cosa detesta del mondo dello spettacolo? Frequento poco la gente del mio ambiente. Non amo affatto il gossip: niente stampa scandalistica. Sono anni che non compro giornali “rosa”. Quella è roba che non mi appartiene, ma soprattutto non m’interessa sapere sugli altri e tanto meno quando parlano -se parlano?- della sottoscritta!

Per finire riassumiamo: chi è  Katia Ricciarelli? Una donna che ha dato tanto, ma ha ricevuto forse meno di quanto ha dato. Ma questo fa parte del gioco. Il fatto stesso di donare, mi basta, perché quando fai del bene, stai bene! Come artista sono pienamente soddisfatta di ciò che ho fatto e ricevuto. Mi basta questo…Ascoltando le centinaia di registrazioni che ho a casa che non ho mai ascoltato prima, ho sentito delle cose straordinarie. Questo vuol dire che ho dato parecchio. E consiglio anche a quelli che non sono stati teneri con me, di  andarsele a sentire.

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