INTERVISTA A SUSANNA TAMARO

 

Di Antonio Gregolin -©riproduzione vietata  Copyright 2011

E’ tra le scrittrici italiane  più conosciute nel mondo. Vive però volutamente lontana dalla mondanità. Il suo “regno” è una cascina umbra con gli animali, in compagnia di “beata solitudine”. Qui scrive bestseller  e si esercita a cantare, ma soprattutto “va’ dov’è la bicicletta a portarla…”. Il mondo dentro e fuori di una scrittrice senza confini.

L’appuntamento potrebbe essere sotto la chioma del suo “Grande albero”, che è  l’omonimo titolo di una delle fiabe meglio riuscite di Susanna Tamaro, best-seller italiana al femminile, andata ben oltre i confini nazionali con milioni di copie vendute nel mondo, con “Và dove ti porta il cuore”. L’albero in questione esiste davvero e troneggia sulla collina in un paesino dell’Umbria, in quella quotidianità frutto di una rivoluzione personale avvenuta proprio con l’avvento del successo che l’ha inevitabilmente cambiata.

Se il successo l’ha proiettata tanto in alto, lei ha scelto invece di  farsi una “contadina che, di tanto in tanto, si dedica alla scrittura” ispirata in particolare dalla natura che la circonda. Una Tamaro a sorpresa, che annuncia in questa intervista “en plein air” i temi del suo futuro (anche letterario), dedicati all’orto, gli animali, il frutteto e … tanta bicicletta!

E’ quello l’albero di cui dice di essersi innamorata? Proprio quello! Un vecchio che tace e vede tutto dalla sua collina, e sempre da lì ha visto il mio arrivo in questa fattoria e chissà quanto altro ancora vedrà d lassù…

Le piacerebbe saperlo? Fa parte della mia “naturale” curiosità!

Visto che stiamo parlando di alberi e natura, partiamo da qua! Mi pare un buon inizio…

C’era da aspettarselo? Intende dirmi che sono prevedibile!?

Dico che la trovo disinvolta nelle sue passioni! Proprio così, e questo lo prendo come un complimento!

Col tempo è diventata una scrittrice di “natura”. I suoi ultimi libri sembrano “terapie naturali”. Cos’è che l’ha resa così sensibile verso la natura? Il bisogno di vivere con gli animali. Lo stare a contatto con la terra. Sentivo che mi mancava questo. L’ho cercato e desiderato e con questa scelta degli ultimi vent’anni della mia vita, l’ho finalmente ottenuto.

Non trova che tutto questo sia un pò retrò, legato a quel ’68 che lei ha vissuto? No! Credo invece che questa mia passione sia antecedente a quel periodo che io ho vissuto a Roma. E’ da quando sono nata che in me crescono queste sensibilità verso ciò che di naturale mi circonda.

Per questo si è ritagliata un paradiso personale come questo suo casale in Umbria, con gli animali, il silenzio e la beatitudine? Ho vissuto anch’io per trentadue anni in città. Ne conosco i ritmi, ma sapevo anche come trovarmi quegli spazi urbani a contatto con la natura. Avevo ad esempio, il  minuscolo balconcino della mia casa di Roma pieno di piante e andavo nei parchi. Si possono così ritrovare scampoli di natura anche stando al centro di Milano o  Roma. Basta cercali!

La trovo circondata anche di  asini, galline, conigli ecc. Recentemente sui giornali ha preso posizioni per cui è stata apostrofata come “animalista integralista” dopo aver  definito l’industria alimentare della carne come «il grande crimine di questi tempi». Non le pare un tantino esagerato? Assolutamente, no! Per molti anni sono stata vegetariana, poi per esigenze mediche e fisiche sono stata costretta a riprendere l’alimentazione onnivora. Non sono una integralista alimentare, piuttosto  credo che la qualità del nostro mangiare stia nella “misura” con cui  lo facciamo. Per nutrire una mucca c’è bisogno di moltissimo foraggio. Lo stesso cibo potrebbe  nutrire moltissime persone. Così, il mangiare carne con misura, oltre a essere un rispetto per la propria salute, è un rispetto verso gli  animali, aiuta ad equilibrare  le ingiustizie alimentari. I miei animali li curo io personalmente. La vita in campagna  richiede lo sporcarsi le mani di continuo. Le mucche che pascolano da me sono invece quelle del mio vicino E poi dall’anno prossimo comincerò anche a produrre miele!

Qual è  la differenza tra la natura degli uomini e quella degli animali? Quella che gli animali hanno un’innocenza che noi non abbiamo.

So che spesso le piace sedersi ai piè di un grande albero: un’icona classica per uno scrittore? Figuriamoci, le piante non seguono le mode. Amo gli alberi soprattutto perché sono la metafora degli uomini.

Gli alberi  la ispirano! Moltissimo, osservandoli ho capito molte cose. E poi mi sforzo di guardare le cose,  più che pensarle!

Se le dicessi  “Italia bel Paese”, cosa mi risponde? Penso istintivamente ad un paese massacrato, dove oggi le nostre meraviglie sono in mano ad un branco di sciacalli predatori che mi fanno orrore.

Tutti predicano bene, ma poi se si tratta di cambiare stile di vita sappiamo come va… E’ per questo ho profonda fiducia nei bambini, cioè in quelle generazioni che hanno già una nuova coscienza.

Ad un certo punto della sua carriera, lei ha dato l’impressione di ritirarsi dal mondo. Perché? Quando ho raggiunto il grande successo ho dovuto e voluto scegliere se cavalcare il momento mediatico, oppure, avere una vita “normale”. Ho scelto senza esitazione e pentimenti questa mia  normalità!

Cambiamo registro e parliamo di temi sociali. I suoi libri e i film sono finestre sul mondo: che idea si è fatta di questo nostro mondo? Un mondo complesso, proiettato in avanti, ma con un delirio tecnologico che potrebbe mostrarsi incontrollabile. Mentre l’uomo è ancora molto antico. Un mondo in cui le persone hanno il coraggio di guardare dentro loro stesse.

C’è più ragione o sentimento in ciò che scrive? Spero entrambi…(sorride)

Qual è la cosa della società globalizzata che detesta di più? La fretta e la trasbordante malignità che oggi aleggia in tutti i settori…

…intende  in Italia? Quando parlo del mio Paese provo un dolore profondo, perché vedo un Paese stanco e incerto. E’ un’Italia in preda ai devastatori sociali.

Come giudica chi la critica e chi invece la apprezza? Fatico a comprendere i critici letterari che mi giudicano senza aver mai letto uno dei miei libri. A chi mi ama – e sono tanti-, dico semplicemente ma non banalmente: grazie!

Se per cambiare le cose bisogna starci dentro, perché ha rifiutato l’invito al fare politica  nel 2008? Perché non avevo e non ho quella malizia necessaria per entrare nel cerchio della politica.

Si sente libera e in un paese libero? Ho sempre lottato per essere una persona libera in tutti i sensi e le persone libere sono spesso persone sole.E io sono sola!

Politicamente, la sinistra italiana sembra non amarla. La destra è fredda. Lei dove si colloca? Da nessuna parte, sono cristiana e questa è la mia unica collocazione.

Quando ha capito di essere arrivata sull’Olimpo  della letteratura? Quando tre anni sono stata prima in classifica con“Và dove ti porta il cuore”.

Una “solitudine” di fama mondiale… Il successo è stata la prova e la tentazione più grande della mia vita, cui però ho cercato di dare una risposta.

Quando allora si è scontrata con questa tentazione? Quando ho compreso che non volevo esserne vittima!

La più grande delusione? Professionale? E’ stata per il mio libro Anima mundi”. Una creatura in cui ho creduto molto, stroncato violentemente dalla critica, senza essere mai stata letto.

La gioia più vera? Andare in bicicletta.

Il prossimo libro cui sta pensando o lavorando? Mi ha fatto balenare un’idea: potrebbe essere un racconto sul mondo degli orti!

So che è anche pittrice: per cui scrittrice, regista, paroliere di canzoni, fumettista, contadina…tutto in pratica? Non sono una pittrice, mi piace solo disegnare nelle giornate di pioggia. E neppure fumettista né contadina. Sono  soltanto una persona che vive in campagna e si occupa con curiosità e amore del mondo che la circonda. Mi manca sapere cantare bene, e per questo sto studiando canto da soprano…

Non mi dica che così potremmo ascoltare una Tamaro a Saremo? A Sanremo proprio no, perché studio canto lirico. Piuttosto in  un concerto di Lieder o di musica sacra…

Dio, anima, vita e morte sono temi a lei cari: qual è il rapporto che ha con questi? Con Dio un rapporto di ricerca e di continua discussione. Con la morte, sono curiosa di sapere cosa c’è dopo ma è una curiosità che  rimando volentieri a un tempo molto lontano..

Nelle sue pagine parla spesso di rapporti famigliari. Come fa una donna tanto poliedrica a parlare di madri, padri e figli, senza avere una propria famiglia in senso tradizionale? E’ il talento di immedesimarsi nelle storie degli altri.

“Figli e padri” sono termini che ricorrono spesso nella sua scrittura. Da piccola ha subito l’abbandono del padre: come ha vissuto e superato tutto questo? Non si guarisce mai da una esperienza del genere. I figli aspettano naturalmente affetto e protezione dai genitori. Quando questo non avviene, si crea una grande sofferenza.

I malevoli la definiscono “sentimentalmente ambigua”. Le da fastidio questa definizione? Non capisco che cosa vuole dirmi. Non c’è nessuna ambiguità in alcun livello della mia vita. Sposarsi è una vocazione e io questa vocazione non l’ho mai avuta perché sono uno spirito molto solitario e portato alla vita contemplativa.

Mistica, dunque? Sì!

Mai pensato allora di diventare monaca? Mai. Però, se avessi avuto una qualche vocazione, sarei diventata benedettina. Amo San Benedetto e mi sento molto vicina  al suo mondo.

Lo stato d’animo attuale? Sospesa! Sento concluso un grande ciclo creativo, culminato con il mio ultimo libro. Sono una che fatica a scrivere. Possono passare anche anni tra un libro e l’altro.  Per questo devo elaborare molto prima di cimentarmi in una nuova storia. E poi una volta ultimata, cerco dentro di me di scoprire nuovi orizzonti verso cui dirigermi.

Che speranza coltiva? Mi piacerebbe cimentarmi in un’opera sulla agricoltura, la campagna, il mio orto e gli animali. Quelle cose insomma, che oggi vivo con maggiore intensità …

Quando e dove Susanna Tamaro raggiunge uno stato di grazia? Quando vado in bicicletta, oppure quando sto nel mio frutteto o coi miei animali.

Cosa invece le manca per raggiungere questo stato? Mi faccia pensare. Mmm… le direi niente di tutto ciò che ho. Questo è già uno stato di  grazia terrena. Non crede?

In  chi crede? Nella Trinità!

Cosa si concede come debolezza umana?Ben poco, sono severa con me stessa.

A cosa invece non rinuncia?Alla mia bicicletta!

Cosa la imbarazza?La stupidità.

E l’infastidisce?L’arroganza.

Il suo  miglior pregio?Avere tutto sommato un buon carattere.

Se la  “felicità è un modo di vedere”, lei come  la vede? Ogni qualvolta una persona riesce ad incontrare se stessa.

Ha mai pensato cosa resterà del dopo Susanna Tamaro?I miei libri  l’amore delle persone con cui ho vissuto.

E  scrivere un libro sul tema della morte? No, ma è molto presente nei miei libri.

La frase di s. Francesco “per  sora nostra morte corporale” cosa le fa venire in mente? Il ritorno alla Terra.

Ha un senso dire “Per sempre” come’ è il titolo del suo penultimo libro, se poi in terra tutto è inesorabilmente destinato a finire? Sì, l’amore è per sempre. Dunque, parliamo di eternità dell’amore.

Il libro che ama di più?La Bibbia…

E quello che si sente di consigliare? Idem

Il libro che non è riuscita a finire?“L’Ulisse” scritto da Joyce.

Saggezza per lei,significa? Vivere nella sapienza

Il personaggio che ama di più?S. Benedetto

Quello che la rappresenta meglio? Mary Poppins…

Leggera a dir poco!? Aerea direi.

Ha la possibilità di scrivere l’ultimo capitolo della sua vita. Come lo immagina?A casa mia, circondata dalle persone che mi vogliono bene e che pregano per me…(pausa). Magari guardando quel grande albero che domina silenzioso dalla collina, che ora ci sta ascoltando. Che bella morte sarebbe questa!

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